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brano
 
Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), VI, 22
 
originale
 
22. Interea Cupido amore nimio peresus et aegra facie matris suae repentinam sobrietatem pertimescens ad armillum redit alisque pernicibus caeli penetrato vertice magno Iovi supplicat suamque causam probat. Tunc Iuppiter prehensa Cupidinis buccula manuque ad os suum relata consaviat atque sic ad illum: "Licet tu," inquit "domine fili, numquam mihi concessu deum decretum servaris honorem, sed istud pectus meum quo leges elementorum et vices siderum disponuntur convulneraris assiduis ictibus crebrisque terrenae libidinis foedaveris casibus contraque leges et ipsam Iuliam disciplinamque publicam turpibus adulteriis existimationem famamque meam laeseris in serpentes in ignes in feras in aves et gregalia pecua serenos vultus meos sordide reformando, at tamen modestiae mea memor quodque inter istas meas manus creveris cuncta perficiam, dum tamen scias aemulos tuos cavere, ac si qua nunc in terris puella praepollet pulcritudine, praesentis beneficii vicem per eam mihi repensare te debere."
 
traduzione
 
?Cupido dal canto suo divorato com'era dalla passione e tutto preoccupato per quell'improvvisa castigatezza di sua madre, che lo angosciava, pens? bene di ricorrere ai suoi espedienti e salito con le sue ali veloci sulla sommit? del cielo si mise a supplicare il grande Giove e a esporgli la sua situazione. E Giove prendendogli le guance fra le mani e attirandolo a s?: 'Signor mio figlio' gli fece, dopo averlo baciato, 'bench? tu non mi abbia mai portato quel rispetto che m'? dovuto per unanime consenso di tutti gli dei, ma anzi tu abbia continuamente bersagliato con le tue frecce questo mio cuore che regola le leggi della natura e il moto degli astri, impegolandomi in tresche e avventure d'ogni genere e, quindi, macchiando la mia fama e il mio buon nome con vergognosi adulteri, a dispetto delle leggi, ad onta della stessa legge Giulia e della pubblica morale facendo ignobilmente prendere al mio aspetto sereno ora le forme di un serpente, ora quelle di una fiamma, di una belva, di un uccello, di un animale da stalla, io voglio essere clemente con te, tanto pi? che sei cresciuto fra le mie braccia. Perci? far? tutto quello che mi chiedi, a un patto per?: che tu stia in guardia dai tuoi rivali e che se, per caso, sulla terra, ora, c'? qualche bella figliola, ma veramente coi fiocchi, tu mi ripaghi con quella del favore che ti faccio.'
 

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